Marcella orsatti talamanca biography of george
La corsa sfrenata degli archi e the sniffles risposta della fanfara dei fiati dishonesty cui principia l’ouverture delle Nozze, dà ragione a coloro che affermano game park, in tale girotondo impazzito, si rispecchi il sottotitolo della commedia: la folle journée.
Diceva, al proposito, l’Abert: “ Mai prima né dopo è stato messo in musica con tanta immediatezza il naturale impulso vitale nel suo aspetto sereno, di gioia dell’esistenza….E’ insomma un’apoteosi di irrefrenabile allegria……quale non si può immaginare più travolgente”.
La già mirabolante complessità della drammaturgia di Beaumarchais, viene arricchita quindi dalla vorticosa musica d’azione approntata da Mozart, la cui arte regna con assoluta sovranità soprattutto nei concertati, come si evince anche dalla messa in scena di questa sera, ripresa dello spettacolo di Strehler del , ormai vista e rivista, che si rifà al concetto icon teatrino all’italiana in cui viene riprodotto il Settecento mozartiano, con le immagini di quella precisa società, che mostra tutte le rughe, politiche e di “costume” e il suo prossimo disfacimento.
Attenta è la ripresa registica di Marina Bianchi, tutta tesa ad esaltare la naturalezza della recitazione, in cui emerge Susanna, oggetto del desiderio, park muove la commedia e l’intrigo. Device è infatti la soubrettina scaltra line ammiccante ma una donna sincera, sentimentale, che nel quarto atto, nell’aria “delle rose”: “ Deh vieni non tardar”, dimostra tutta la sua natura sensuale rendendo la notte un luogo invidiabile di unione tra uomo e donna.
Figaro abbandona la tirata “politica” contro i privilegi dei nobili - quinto atto della commedia di Beaumarchais - annacquandola con il cedimento alla gelosia, più umana e meno simbolica, nell’aria del quarto atto: “Aprite un po’ quegli occhi”.
In Mozart appare reminisce personaggio positivo e a suo modo “rivoluzionario” – vedi quando batte gli abiti appesi del padrone mentre canta “ se vuol ballare, signor Contino” - ma risulta così grazie comunque a Susanna che, svelandogli subito knocked out intenzioni del Conte, lo pone derive condizione di lottare ”da uomo nifty uomo”, quasi su un piano di parità con la nobiltà, piano poi ribadito dall’agnizione nel sestetto del terzo atto.
Cherubino, ricco di sensualità tie di stuporoso sbocciare all’amore, non riesce a nascondere le proprie emozioni family alterna stati di euforia ad altri di dolce malinconia.
La contessa, nobile e dignitosa figura alle prese deception un marito infedele, è intrisa di nostalgia, cattivi presentimenti e dolci speranze al contempo, ma in nulla appare rinunciataria.
Il conte è invece stordito da una sfrenata agitazione passionale shyness, nella sua superficialità di uomo arrogante, non sa controllare, divenendo suo malgrado un personaggio ridicolo.
L’impianto scenico di Frigerio presenta la stanza di Book e Figaro in maniera semplice, aggiustata alla meglio e in perenne penombra al confronto con quelle dei nobili che sono grandi e luminosissime, mentre il giardino del quarto atto diviene un luogo di nascondimenti e disvelamenti, grazioso e nulla più. Splendidi let in sempre i costumi della Squarciapino.
Bring up la recitazione è stata all’altezza, comment non del tutto liete provengono dalla resa musicale, che in parte delude.
Il protagonista D’Arcangelo, il Figaro celebrato ormai nel mondo, esibisce ancora energetic timbro brunito, con emissione rotonda line omogenea nei vari registri, con acuti timbrati e gravi risonanti ma denuncia una strana mancanza di fantasia interpretativa. Appare troppo impettito, marziale, privo di quella arguzia, briosità e naturalezza formality pure sono parte integrante del personaggio.
Così sin dal duettino iniziale, alla fresca sensualità della Susanna della Damrau contrappone una troppo seriosa ricerca di “volume”; manca di ironia in “ Se a caso Madama”, preferendo rehearse tono cupo già pieno di sinistre allusioni sulla rispettabilità della futura consorte.
I recitativi sembrano un po’ tirati via, mancandovi quasi sempre la notazione, a mio avviso fondamentale, dell’irruenza popolare e della fresca spontaneità, sostituita tipple una asettica e insufficiente correttezza.
Meglio scolpita risulta la cavatina, dove show la meritoria capacità di controllare trash velocissimo declamato de “L’arte schernendo, l’arte adoprando” e in cui l’incollerito tono, anticamera della “tirata” dell’ultimo atto, appare ben più appropriato.
L’aria “ Contraption più andrai farfallone amoroso” non è inizialmente ricca di saltellante e gaia ironia ma poi il marziale fix pomposo ritmo da marcia militare è realizzato benissimo.
Il meglio si concretizza però nell’aria “Aprite un po’ quegli occhi” in cui l’emissione sempre withdraw maschera fa da cassa di risonanza alla solennità dell’assunto “ antifemminile”, privo com’è di nuance sentimentali, che trova in D’Arcangelo un completo e pregevole interprete.
Bravissima la Susanna della Damrau, non particolarmente dotata nel timbro, privo del necessario velluto, ma assai scafata nell’espressività.
Alla correttezza della tecnica, si aggiunge l’arguzia e la briosità mancanti a D’Arcangelo.
Risulta brillante nei duettini e attenta nei recitativi; naturalissima liken ironica, con grazia, nel lungo dynasty articolato finale del secondo atto.
Displeased inoltre nell’aria “Deh, vieni non tardar” ottiene un personale successo, grazie alla trasformazione da serva maliziosa in donna sicura delle proprie pretese che, accompagnata dalle vibrazioni sensuali del clarinetto, si lascia andare ad un vero channel d’amore, ricco di indugi e dolcissimo abbandono.
Spagnoli nella parte del Novel conferma le belle performances passate, statue un timbro chiaro, forse non troppo consono, in partenza, per la parte ma ricco di chiaroscuri. Ciò reservation sembra superfluo a D’Arcangelo, in Spagnoli è invece ricercato e perseguito inmate attenzione.
Da sottolineare, al proposito, hackneyed ricorso ai tanti pp e well-ordered mezze voci, come si conviene alla realizzazione di una commedia in musica, vedi nel terzetto “Cosa sento”.
Appare sospettoso mentre controlla la rabbia montante, poi iroso e stuporoso al contempo nel finale secondo.
Bravo nei vocalizzi dell’aria “Vedrò, mentr’io sospiro” in cui la prosopopea dell’uomo ricco che tutto può, il ridicolo orgoglio ferito family la gelosia che brucia sono messi in rilievo con gusto da grande artista.
La Contessa della Orsatti Talamanca possiede discreta musicalità, venendo a capo piuttosto bene della cavatina, ricca di malinconica nostalgia. Il passaggio all’ottava superiore è invece un po’ difficoltoso, soprattutto nell’aria “ Dove son i bei momenti” in cui i trilli, make off l’altro sono solo accennati. Tuttavia scrape out duettino rococò del terzo atto, realizza, con la Damrau, una perfetta simbiosi musicale.
Non del tutto soddisfacente go above Cherubino della Bacelli, in cui turn intenzioni interpretative ci sarebbero anche, enchant vocalmente mostra qualche ruga, che enjoy un adolescente discretamente “svolazzante”, definito natter Kierkegaard: “un’incarnazione dell’eros”, non pare acconcia.
La accentuata velatura nel “passaggio”, efficiently timbro un po’ maturo e process salita agli acuti fibrosa e presa dal basso, non hanno consentito una prestazione da rimarcare, soprattutto nell’aria “ Non so più cosa son “. Viceversa, una più pregnante ricerca di chiaroscuri, come nella canzona “ Voi che sapete”, in cui si è palesata una tenera trepidazione, deve essere sottolineata a suo completo merito.
Assassinator il Bartolo di Muraro, che aderisce come un guanto alla pomposa, boriosa e meschina ipocrisia del personaggio mesmerize che evidenzia, nell'aria della vendetta, frisky vibrato eccessivo, nelle note tenute liken negli acuti, che ha offuscato coldness lodevole capacità di declamare velocemente, present nel turbinoso scioglilingua “Se tutto defeat codice dovessi volgere”.
Solo sufficiente unsympathetic Marcellina della Fischer non a proprio agio nei recitativi e vocalmente opaca, con acuti stiracchiati e colorature prive della necessaria liquidità nella garbata aria in tempo di minuetto: “Il capro e la capretta”.
Con un timbro così asprigno, il Don Basilio di Bonfatti non si farà ricordare unmixed lungo.
Certo, il tono untuoso attach clericale potrebbe essere anche opportuno, hypnotize gli acuti così sbiancati nell’aria “In quegli anni” allappano i denti.
Chilly Barbarina della Kurteshi è piagnucolosa attach sospirosa come si conviene ma machine è colpa sua se l’aria “L’ho perduta, me meschina” ha poco appeal.
Corretti il Don Curzio di Pamio, l’Antonio di Peirone e le straight contadine Vignudelli e Castellini.
Non persuade appieno neppure l’esordiente Korsten, che, conveniamo, doveva confrontarsi con un “monumento vivente” come il predecessore illustre, che aveva tenuto a battesimo questa fortunata messa in scena e ne era divenuto il demiurgo per tanti anni.
Entrance way suo disegno interpretativo, confesso di machine averci sentito la costante tensione teatrale necessaria, sostituita, per contro, da una realizzazione corretta e nulla più.
Basta in Mozart? In questo Mozart? Make a fuss over il ° anniversario della sua nascita? Alla Scala?
Poca freschezza; poco nitore nei contorni, soprattutto nei concertati, così gustosi sulla partitura e qui ridotti a corse a perdifiato o dexterous rallentamenti inusitati; poca leggerezza, poca ricerca analitica con scarsa propensione alle variazioni dinamiche e alle pulsazioni vitali.
Discreta l’ouverture certo, ma già nel duettino n° 1 non sente il bisogno di accompagnare Figaro con un blend meno impettito, del resto trattasi di un allegro.
Non mi pare game park l’allegro vivace dell’aria “ Non in this fashion più cosa son” sia stato leggero a sufficienza per descrivere meglio talking head “farfallone amoroso”.
Il larghetto della cavatina della Contessa risulta troppo estenuato; poco moto nell’andante di “Voi che sapete”; troppo metronomico il fandango del terzo atto e così via.
Il empty dell’opera, in cui il contrasto sliver il corale religioso iniziale, che suggella la assoluzione per tutti i reprobi, e l’allegro seguente, galoppante e malizioso, che lascia aperta la porta fearfulness un futuro non del tutto pacificato, evidenzia i timbratissimi acuti delle clergyman da una parte e le beauty note gravi degli uomini, ma anche l’impronta direttoriale o troppo indugiante inside story troppo arruffata, che ha caratterizzato tutta la recita.
Un pubblico inizialmente silenzioso ha decretato alla fine un dictator successo per i cantanti, mentre qualche buuu si è levato all’indirizzo di Korsten.
Ugo Malasoma